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MILANO CHE MUTA

Articolo di Sara Carnevali

Foto di Matilde Menghini e Martina Stratta

“Muri scrostati, file e file di dormitori (poiché di case non si può parlare), progetti mai conclusi, parchi e zone pubbliche adibiti al commercio illegale e allo spaccio: ferite che Milano tenta di nascondere con il fulgore dei suoi palazzi in centro.”

“Milan l’è semper Milan”, amano dire i concittadini della Madunina; nata in epoca romana, Milano da allora non ha mai smesso di crescere, vantando ora 2238 anni di storia (o forse anche più). Incurante dell’età però, continua la sua corsa al progresso, adornandosi di splendenti grattacieli e bizzarre architetture. Ma il suo volto segnato dal tempo si mostra nelle periferie, laddove non arriva il fascino dei gioielli futuristici di Porta Nuova, opere di noti architetti come Cesar Pelli. Muri scrostati, file e file di dormitori (poiché di case non si può parlare), progetti mai conclusi, parchi e zone pubbliche adibiti al commercio illegale e allo spaccio: ferite che Milano tenta di nascondere con il fulgore dei suoi palazzi in centro. Il degrado delle periferie è il tema centrale dell’articolo di Mattia Salvia su Vice.com datato 6 marzo 2015. Egli pone l’accento sulla forte disparità tra centro e sobborgo, realtà opposte e disorganiche, l’una cantiere di continui progetti, l’altra cimitero di quelli mai terminati.

Milano è sì ricca di contraddizioni e divari, ma quale metropoli non lo è? La loro bellezza consiste nell’essere mosaici di quartieri e rioni diversi, che al contempo però creano un’unica opera d’arte. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una progressiva “verticalizzazione” della città: ora che la metropoli meneghina ha imparato a guardare verso il cielo, è ragionevole pensare ad un futuro skyline molto simile a quello newyorchese, un susseguirsi di giganti che sfidano la gravità, però “green” e sostenibili (il Bosco Verticale ne è l’esempio).

Milano è sì ricca di contraddizioni e divari, ma quale metropoli non lo è?

Spostandosi verso le periferie, si avverte sempre meno questa sensazione di progresso, soppiantata da un crescente sentore di abbandono e degrado. Eppure anche in queste zone si sta assistendo ad un processo di riqualificazione e recupero. Di esempi concreti ce ne sono. Basti pensare al caso della Fondazione Prada, o quello di via Morosini. Su quest’ultimo si concentra Fiore de Lettera pubblicando l’8 giugno 2015 su Cityproject.com: è la storia di un giardino pubblico sorto sulle macerie di una ex discarica ed impreziosito dal lavoro di uno street artist, conosciuto con il nome di Millo. “Il giardino delle Culture”, scrive de Lettera, “è la prova che le città hanno bisogno per respirare non solo di grandi interventi e di progetti vistosi, ma soprattutto di interventi discreti, tra le case, accessibili a tutti che portano qualità diffusa e percepibile nell’esperienza quotidiana”. Ed ecco il punto centrale della questione: sì all'evoluzione, purché coinvolga TUTTA la città.

Ciò non significa che si annulleranno le differenze tra centro e periferia, ma che si intraprenderà un cammino di crescita insieme, partendo dalla situazione e dai problemi attuali. Forse tra qualche decennio vedremo una Milano ringiovanita, vestita non solo di preziosi grattacieli, ma anche di piccole perle di quotidianità fino ad allora nascoste in gusci di abbandono e cemento.

CAR-ROZZA O CAR-SHARING?

Articolo e composizione fotografica di Eleonora Pistani

Una città che cambia al passo di un click

“Bella così com'è, Milano è il simbolo del cambiamento dal passato al presente, da una città in carrozza ad una città in car-sharing.”

C'era una volta Milano, una città che fino all'unità d'Italia vedeva viaggiare con lussuose carrozze la ricca nobiltà, ma allo stesso tempo non aveva alcun servizio di trasporto urbano pubblico. Questa situazione spinse un gruppo di cittadini milanesi a chiedere a gran voce l'istituzione di un servizio di trasporto passeggeri funzionante all'interno della città.

Le autorità comunali approvarono nei decenni la creazione dell'omnibus, del tramway, dei tram e della tanto amata metropolitana. Così in poco più di un secolo i cittadini milanesi hanno potuto servirsi di una vasta gamma di trasporti comodi ed efficienti.

Ma non pensiate che le novità siano finite, cari amici, perché ebbene sì, ho un'altra novità per voi amici degli smartphone: oggi con il Car-sharing la flotta enjoy è a vostra disposizione e con un semplice click potrete noleggiare la vostra Fiat 500 rossa fiammante e andare ovunque vogliate all'interno dei confini di Milano pagando l'effettivo utilizzo del veicolo.

Il Car Sharing non è una moda, non è un must, non è una bella parola inglese: è il futuro della mobilità sostenibile ma anche il presente, almeno dando un'occhiata a quel che sta accadendo a Milano. Il Car Sharing, letteralmente auto condivisa, è un servizio che permette l'utilizzo di un’automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio e pagando l'effettivo utilizzo.

ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) è tra chi ha colto al volo lo spirito di questo servizio cogliendone gli immensi vantaggi e, su Milano, ha ideato il servizio Enjoy: con oltre 26 mila clienti iscritti, raggiunti al ritmo di quasi 1.000 iscrizioni al giorno, e circa 35 mila noleggi.

É un importante successo scaturito da numeri record e caratterizzato dalla scelta della Fiat 500 rossa, l’automobile compatta, sicura e trendy diventata lo status symbol dell’Italia. L'iscrizione e il noleggio online permettono ai clienti di prenotare la loro fantastica enjoy in qualsiasi momento vogliano e tutto questo con un semplice tocco.

saperMI

MILANO TRA CULTURA E SAPERE

Articolo di Shahrion Alam, Edoardo Ferrario, Fabio Fortunini

Foto di Martina Stratta e Davide Mini

Cultura e sapere, un binomio che ben si addice alla città di Milano, da secoli meta di celebri artisti, letterati, scrittori, che hanno contribuito a rendere la metropoli meneghina unica nel suo genere.

Nel suo sviluppo urbanistico a ragnatela sono incastonati preziosi monumenti, architetture, biblioteche, archivi, musei, botteghe, ospitanti un patrimonio culturale che attira ogni giorno migliaia di turisti da ogni angolo del mondo. Tante sono le organizzazioni e gli enti che si occupano di promuovere la cultura artistica della capitale del Nord Italia, incentivando mostre e eventi culturali presso disparate sedi storiche e culturali come il Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, il Castello Sfornisco e la Pinacoteca di Brera, solo per citarne alcuni. La cultura non si esprime solo attraverso i luoghi da visitare ma anche grazie ai numerosi eventi che animano la città di Milano durante tutto l'anno.

I più conosciuti e gettonati sono la Milano FashionWeek per l'alta moda, la Notte dei Musei che offre ingressi ridotti a €1, la Fiera dell'Artigianato e dei mercatini di Natale ai piedi del Duomo.

Altre facce della cultura meneghina riguardano il cibo, l'istruzione e lo sport.

Recente è anche la 24esima conferenza generale dei musei, tenutasi dal 3 al 9 luglio e organizzata da Icom Italia, che consiste in numerosi eventi giornalieri ed esclusivi. L'ex presidente di Icom Italia, Alberto Garlandoni, ritiene che "questo evento sia fondamentale per promuovere il patrimonio culturale meneghino". È, inoltre, fermamente convinto che Milano, come qualsiasi altro centro culturale, "abbia bisogno di pubblicizzare i propri musei più nascosti e meno conosciuti".

A tale proposito, esistono una serie di applicazioni gratuite che consentono di impostare un itinerario che permetta di visitare le meraviglie di Milano, anche quelle più nascoste.

“Milano offre sapere a 360° ed è consapevole del patrimonio culturale che ha da offrire”

Milano offre sapere a 360° ed è consapevole del patrimonio culturale che ha da offrire. Chi viene in visita può sentirsi coinvolto dal ricco programma di iniziative culturali, laboratori didattici e incontri interdisciplinari aperti a tutti i cittadini di ogni fascia di età. È importante che i turisti sappiano che Milano offre cultura con i suoi monumenti, musei e palazzi. Diventa ancora più importante farlo ricordare ai milanesi. In una città frenetica come Milano, infatti, capita spesso di passare in questi luoghi ogni giorno, senza mai chiedersi la storia che sta dietro a un edificio, a una statua o anche ad una semplice fontana.

App LeonardoAround, per segnalare i luoghi di Leonardo da Vinci a Milano

App Duomo Milano, che funziona da biglietteria e guida

App Milano - Guida Verde Touring Club come guida della città

Milano Film Festival, dal 8/09 al 18/09 per vari luoghi di Milano

Orchestrare alla russa, 15/09/16, ore 21:00, al Conservatorio Giuseppe Verdi

raccontaMI

SE NON CAMBIASSE NULLA, NON CI SAREBBERO LE FARFALLE

Articolo di Gabriele Bagno, Andrea Barbieri, Simona Bentivegna, Giorgia Cazzaniga, Elisa Diaferio, Margherita Manzoni, Marco Milesi, Christopher Pria, Marco Sironi, Alessandro Valente, Francesca Verdino

Foto di Martina Stratta, Anita Comi e Matilde Menghini

Milano è una città ricca di storia e non mancano pagine che descrivono cosa sia avvenuto nei secoli nelle strade del capoluogo lombardo. Per questo abbiamo deciso di parlare con le persone, ascoltare come abbiano vissuto il rinnovarsi della città, accogliendo i loro ricordi, le loro osservazioni. Tre zone sono state oggetto del nostro intesse, scelte perché drasticamente cambiate negli ultimi 10 anni.

“Dai barconi alla movida”

Tutte le più grandi civiltà si sono sviluppate vicino ad un grande fiume: quella egizia lungo il Nilo, quella cinese lungo il Fiume Giallo e quella milanese lungo i Navigli! Nati dal genio di Leonardo, per lungo tempo sono stati via privilegiata per il commercio, dimenticati negli anni successivi al boom economico, neanche ora hanno trovato nuovo splendore grazie ai lavori di riqualificazione avviati in vista di EXPO.

Chi vive, lavora, frequenta queste zone può dare voce a questo cambiamento, tra entusiasmo e nostalgia, perché in ogni cambiamento qualcosa si acquista, ma qualcosa si perde sempre.

Chi vive, lavora, frequenta queste zone può dare voce a questo cambiamento, tra entusiasmo e nostalgia, perché in ogni cambiamento qualcosa si acquista, ma qualcosa si perde sempre.

“Io sono nato qui, ho settant'anni, la mia scuola era qui, qui giocavo con i miei amici in mezzo alla sabbia portata dai barconi. Ora sono in pensione e vado in giro in bicicletta. La darsena è bellissima, però mi manca il dialogo con gli abitanti della zona: prima c’eravamo solo noi, ora invece si incontrano tanti giovani e turisti”.

Monica, una giovane bottegaia della zona, racconta: "Abbiamo visto tutto il cambiamento poco prima che inaugurassero EXPO. Questa zona ora è curata, bella, caratteristica e viene mantenuta sempre in ordine, però...tante botteghe stanno chiudendo...Sarebbe davvero importante non perdere ciò che da sempre caratterizza questi luoghi."

“Il triangolo della MIvida”

Da quartiere storico a skyline di Milano. È questo il mutamento che negli ultimi anni ha caratterizzato Porta Garibaldi, Porta Nuova e Quartiere Isola.

La voce di Davide un ragazzo di 19 anni che frequenta Milano per motivi scolastici e di svago, e di Carlo, un padre di 56 anni che conosce queste zone da sempre, presentano questa realtà.

Davide: "Io conosco molto bene queste zone per ragioni diverse. Qui si trova la mia scuola e il sabato sera, io e i miei amici usciamo sempre in Gae Aulenti, quindi frequento Porta Garibaldi sia di giorno che di notte. Penso che la trasformazione in corso di Quartiere Isola, Porta Nuova e Porta Garibaldi sia positiva. La costruzione di nuovi edifici e attrazioni ha permesso a questi quartieri di essere più “belli”, moderni e frequentati."

Carlo: "Da piccolo abitavo con i miei genitori in zona Garibaldi in una casa di ringhiera, quindi direi che conosco queste zone praticamente da sempre. Dopo essermi trasferito con mia moglie a Nova Milanese le ho un po' perse di vista, ma qualche volta mi fa piacere tornare nei luoghi in cui sono cresciuto, anche se ora non è più la stessa realtà. Queste zone prima erano “quartieri storici”, composti per la maggior parte da tipiche case milanesi con i ballatoi. In mezzo a Piazzale Lagosta, abbastanza vicino a dove abitavo, è stato costruito, alla fine della seconda guerra mondiale, il Mercato Comunale. Questa struttura è tutt'oggi in funzione e rappresenta un po' della storia che Quartiere Isola conserva. Anche la popolazione è cambiata...Quando ero piccolo mia madre gestiva insieme a mio nonno un piccolo negozio di vestiti sotto casa, mentre mio padre lavorava alla Pirelli. Dico questo per farvi capire che gli abitanti di quarant'anni fa appartenevano a un ceto operaio o erano piccoli commercianti."

“Le tante età della Bicocca”

L’area Bicocca di Milano continua a sorprendere per la sua modernità, ma cosa ricorda chi ha vissuto la rivoluzione della zona e quale opinione ha della situazione attuale? Lo abbiamo chiesto ad alcune persone di età diverse: due nonne che possono ricordare quando la zona era ricoperta di prati verdi, divenuti poi una distesa di fabbriche, le cui ciminiere coprivano il cielo, e due adulti, che frequentano l’area per ragioni diverse.

Mariangela, 92 anni, ricorda le sirene della seconda guerra mondiale, le bombe e la distruzione. Dalle macerie è nata la zona industriale, con gli uffici della Pirelli ancora oggi presenti; in anni più recenti le industrie hanno lasciato il posto all’università, ai centri commerciali e al Teatro degli Arcimboldi.

Maria, 81 anni, sorprende un poco tutti dicendo: “Ciò che più mi colpisce è la modernità dei nuovi edifici, quasi una seconda rivoluzione della zona”.

Una caratteristica sembra essere rimasta immutata negli anni: durante il giorno l’area è molto frequentata ed il traffico negli orari di punta degli uffici è, come racconta Andrea, molto intenso, ma alla sera tutto si svuota, ed il quartiere agli occhi dei più giovani sembra “morto”.

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UNA MILANO ATTENTA E GENEROSA. NONOSTANTE LE LEGGI.

Articolo di Luca Addamiano e Benedetta Di Franco

Foto di Marzia D'Antino

Abbiamo fatto qualche domanda a Donatella Forconi, architetto trasferitosi a Milano una decina di anni fa. Ora è volontario dell'associazione Arcobaleno grazie alla nostra Milano e ai milanesi: ci racconta che una sera partecipò alla Sera del Volontariato, una manifestazione organizzata dalle O.N.L.U.S. per farsi conoscere e finanziare.

Durante questa serata Donatella vide vari episodi, anche paradossali, che le scaldarono il cuore: "Vidi delle sciure (signore milanesi) in pelliccia che dialogavano e facevano anche donazioni ai volontari dell' E.M.P.A." Questo le fece scoprire un nuovo lato della nostra Milano: "Mi accorsi che esisteva un mondo parallelo di cui non parla nessuno, ma che copre tutta la sofferenza di questa società. Una Milano fantastica e migliore di quella che mi era stata descritta". Decise dunque di entrare in Arcobaleno, organizzazione umanitaria che promuove l'integrazione tra stranieri e italiani, in cui milita in modo attivo. Questa associazione, nata circa trent'anni fa e con solo cento volontari, aiuta tra i settecento e gli ottocento stranieri di tutte le nazionalità a settimana. La O.N.L.U.S. propone moltissime attività agli stranieri, come scuole di italiano, centri di accoglienza-ascolto-orientamento, corsi interculturali, gite e animazioni che si rivolgono a persone di tutte le etnie con uno staff multietnico.

Sull'argomento donazioni Donatella si è detta molto colpita della generosità dei Milanesi afferma: "Sono cittadini che hanno la capacità di «condividere il pane»." L'associazione riceve infatti donazioni generose da molte persone.

Di integrazione si occupa anche Rahel Srke, donna italiana figlia di una coppia di stranieri e presidentessa dell'associazione volontaria Cambio Passo, nata nel dicembre 2014 per aiutare i migranti presenti a Milano.

Eritrei, somali, siriani, afgani: sono più di 86 mila le persone passate da Milano tra il 2013 e il 2015. Di queste, solamente 600 sono profughi.

"Qui si vengono a creare situazioni critiche perché non si risolvono i problemi altrove", dice Rahel. “A causa dei problemi di organizzazione dell’Europa, solo da poco l'Italia ha iniziato a fare il suo dovere per aiutare gli immigrati. Nel nostro Paese c'è una resistenza culturale che non fa progredire il popolo e la legge non aiuta”.Se lo Stato non riconosce i diritti di queste persone, così come è successo a Rahel stessa, queste si sentono escluse. "C'è la necessità di un cambio di legge e della sensibilizzazione delle persone": chi arriva costruirà la vita in un paese che non è il suo, ma che diventerà il suo.“Invece ogni giorno la legge ti fa sentire uno straniero e non ti fa integrare” afferma Rahel.

Anche la legge in alcuni casi può rendere difficile il percorso di integrazione.

MIGRANTI: PROBLEMA O RISORSA?

Articolo di Giacomo Brioschi e Matteo Cecchet

Foto di Marzia D'Antino

Ma cosa pensano i cittadini milanesi dell’immigrazione, realtà sempre più diffusa?

Ci siamo recati presso il Duomo, simbolo di Milano per eccellenza, dove abbiamo raccolto i pareri di alcuni passanti. Gli immigrati sono un problema o una risorsa? Giulia, studentessa di ingegneria presso il Politecnico di Milano, afferma: "Io credo che l'aumento degli immigrati possa portare all'unione delle nostre culture e ad un aiuto reciproco che si svilupperà nel tempo".

Diversamente la pensa Gianni, 74enne ex operaio di fabbrica: "Il problema dell'immigrazione esiste sicuramente, soprattutto per l'incuria dei nostri governanti che hanno solo abbozzato delle soluzioni”.

L'immigrazione è una risorsa umana e bisogna avere rispetto di queste persone in difficoltà anche se non tutte hanno diritto a questa accoglienza, perché tanti vengono in Italia per fare i furbi e ciò danneggia chi ha veramente bisogno

Un'altra problematica viene evidenziata da Franco, 53enne, dipendente presso un'azienda di traslochi: "L'immigrazione è una risorsa umana" afferma "e bisogna avere rispetto di queste persone in difficoltà anche se non tutte hanno diritto a questa accoglienza. Tanti vengono in Italia per fare i furbi e ciò danneggia chi ha veramente bisogno”

A questo punto abbiamo chiesto ai passanti anche quali azioni concrete si stiano facendo o si potrebbero attuare per gestire al meglio questo fenomeno.

Fabio, 38enne laureato in giurisprudenza dice: “Bisognerebbe controllare meglio le frontiere, tentare di distinguere profughi da migranti economici, non andarli a prendere in mezzo al mare ma cercare di aiutarli sul posto, cercare, nel luogo d'origine, di combattere la criminalità e le associazioni che organizzano questi sbarchi". Infine abbiamo domandato a Isaac, profugo dalla Libia accolto in una parrocchia nella periferia milanese, come avesse trovato accoglienza ricevuta: "Mi sono trovato molto bene, le persone sono simpatiche e gentili. Ho visto che ci sono molti gruppi dove si può andare a chiedere un pasto o un aiuto". Molte sono infatti le organizzazioni cattoliche e non, come il Pane Quotidiano e la Caritas, che danno una mano a chi è in difficoltà.

Il desiderio comune é che Milano possa riuscire ad accogliere nel migliore dei modi gli immigrati, ma con giudizio e attenzione.

amministraMI

MILANESI GENEROSI, MA SIAMO AL LIMITE

Articolo di Leonardo Gandolfo

Foto di Marzia D'Antino

Immigrazione e politica: cosa ne pensano Eugenio Comincini, Vicesindaco della città Metropolitana, e Marco Formentini, ex sindaco di Milano.

Accoglienza e politica, due temi molto caldi nel presente della nostra città. Abbiamo chiesto l’opinione sull'attuale situazione migratoria a due importanti rappresentanti del passato e del presente della politica milanese: Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco sul Naviglio e vicesindaco della città metropolitana, e Marco Formentini, ex sindaco di Milano, ex parlamentare ed ex europarlamentare.

Quando abbiamo domandato agli intervistati se per loro l’immigrazione rappresentasse un problema per la città, abbiamo raccolto due diversi punti di vista. Formentini sostiene che l’immigrazione, così com’ è gestita attualmente, è sicuramente un problema: “Bisogna ricordare che il Mediterraneo è storicamente un centro di scambio tra popoli; questa caratteristica ha portato grandi benefici agli europei, ma la situazione attuale non è gestibile: se ne puoi accogliere 100 ne arrivano 150”.

Comincini sottolinea invece come i migranti siano solo di passaggio e come siano disposti ad impegnarsi nei lavori più umili (quelli in cui gli italiani non vogliono più cimentarsi), fattore che li rende facilmente sfruttabili.

Qualcosa su cui entrambi concordano è il grande cuore dei cittadini. Comincini afferma: “La risposta dei milanesi a questa crisi è stata fantastica: le raccolte di beni di prima necessità sono sempre un successo, nonostante la situazione in certe aree, come quella della Stazione Centrale, stia mettendo a dura prova la pazienza dei residenti”.

La cittadinanza ha capito che questa situazione va affrontata seriamente, non con gli slogan, i muri o con l’odio...

“A parte qualche sporadica situazione di protesta contro i migranti, la cittadinanza ha capito che questa situazione va affrontata seriamente, non con gli slogan, i muri o con l’odio”, afferma invece Formentini.

Abbiamo infine parlato di cosa la giunta, le istituzioni e l’Unione Europea potrebbero fare per risolvere la crisi migratoria, ed entrambi gli intervistati concordano su un aspetto: Milano non può dare di più. Formentini afferma: “La giunta Sala si è mossa correttamente ed ha una posizione privilegiata nel dialogo con il governo; il sindaco ha capito che da solo non ce la può fare. La regione invece sta dando problemi che impediscono una corretta collaborazione nella gestione di questa crisi”. Secondo Comincini “la città è allo stremo, c’è bisogno che i comuni dell’hinterland diano una mano accogliendo i migranti per cui non si trova un posto”. Rivolgendo lo sguardo all’Unione Europea, Formentini, ex europarlamentare, afferma infine che “L’Unione si è allargata a popoli che storicamente non sono propensi ad accogliere; ci vuole un grande lavoro di diplomazia da parte del governo per ottenere il loro appoggio. Senza un lavoro congiunto dei governi questa situazione non è risolvibile”.

sorridiMI

UN ANGOLO DI IRONIA TRA I GRATTACIELI

Articolo di Lorenzo Brivio

In una città come Milano, dove tutti corrono e lavorano si potrebbe pensare che non vi sia spazio per l’ironia, ma non è così; un esempio ne è il “Museo della Merda”, vincitore del MilanoDesignAward, museo nato da Gianantonio Locatelli e Luca Cipelletti nel 2015.

In una città come Milano, dove tutti corrono e lavorano si potrebbe pensare che non vi sia spazio per l’ironia, ma non è così

La sua storia è questa: l’azienda di Castelbosco, in provincia di Piacenza, dove si produce il Grana Padano, ospita circa 2500 bovini che producono al giorno circa 300 quintali di latte e 1000 di sterco. Da questa enorme quantità il proprietario ne ricava metano, concime per campi, materia grezza per intonaco e MERDACOTTA. La MERDACOTTA è un materiale formato da sterco e argilla da cui si ricavano vari prodotti esposti al museo.

Questi prodotti possono essere:

  • vasi molto più resistenti al freddo e leggeri di quelli in terracotta;
  • prodotti da tavola ottenuti cristallizzando la MERDACOTTA e realizzando su essa una smaltatura a-piombica e trasparente con cottura oltre i 1000 °C per far sì che possano entrare in contatto con cibi e bevande;
  • piastrelle che possono essere usate per rivestire pavimenti e muri;
  • oggetti decorativi, sottobicchieri, fermacarte o fermaporta, portafiori che possono contenere oggetti più piccoli come matite, penne e cancelleria varia, sia in ufficio sia a casa.

Grazie al “Museo della Merda” possiamo notare come qualcosa di ironico e a volte schifoso come la “cacca” possa invece, grazie ad un po’ d inventiva e coraggio, essere riutilizzato in modo molto utile e creativo.

Istituto E. Breda Opere Sociali Don Bosco Sesto San Giovanni

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