Franz, un uomo primitivo germanico, inventa la grammatica per amore di Gertrude. Regole e consigli in sedici storie di grammatica.
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Ho sempre odiato la grammatica.
Ho sempre pensato che non si apprende una lingua dalla grammatica, ma leggendo, scrivendo e parlando. Per i miei insegnanti quello della grammatica è sempre stato un esercizio di stile tanto impeccabile quanto vuoto. Studiare la grammatica in questo modo metafisico è come pretendere che un medico esamini il sangue senza un prelievo. La grammatica è una cosa viva e ogni sua regola, come spiega Franz in questi racconti, nasce dalla vita stessa, e non da pensatori avulsi dal mondo.
Uno sguardo al libro
" Ho conosciuto Franz qualche anno fa. Ero al mare e l’ho incontrato. Lui scendeva a Rimini sovente. Non avevo mai conosciuto prima di allora un vero uomo primitivo. È stata una rivelazione. Pensavo di potergli insegnare qualcosa, io uomo moderno e tecnologico, a lui, uomo di un milione di anni fa. Ma no, io che per lui ero “uomen di futuren”, non sapevo in che cosa avrei potuto essere suo maestro. Invece da lui ho imparato tante cose, di vita e di grammatica. Alcune le ho scritte qui, in questi racconti.
In effetti Franz, fra i suoi “ricordi di futern”, citava Antonio Gramsci, che sulla grammatica diceva: “Nessuna lingua viva potrebbe essere studiata come il latino: sarebbe o sembrerebbe assurdo. (…) La lingua dovrebbe essere trattata come una concezione del mondo, come l’espressione di una concezione del mondo”. Quelle che leggerete qui sono dunque le “concezioni del mondo” paleolitico, quando Franz ha creato la grammatica.
Spero che anche voi, cari lettori e amici di grammatica, le troviate divertenti e stimolanti, così come le ho trovate io."
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Credits:
© Alberto Pian