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perdono Domenica 14 marzo

Lo sguardo di Dio ci rende capaci di gesti che liberano, rinnovano e fanno rinascere. Proviamo a guardare le cose dal punto di vista dell'altro, per scoprire che il mondo che si porta dentro lui è anche il nostro, con fragilità e limiti che anche noi conosciamo.

Questo non si fatica a capirlo, a sentirne la necessità e il valore. Difficile è farlo.

Anche perché Gesù ci chiede di fare noi il primo passo: “Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt. 5,23).

Già è difficile se sono io ad avere sentimenti negativi verso qualcuno, figurarsi andare a cercare chi ce l'ha su con me e non so neanche il perché...

Quante cose in questo modo rimangono nell'ombra, sotto i tavoli di casa, del lavoro, perfino sotto i banchi della chiesa. E sappiamo per esperienza che lì dove c'è l'ingombro, si accumula la polvere e la sporcizia. È come una calamita per quello che c'è intorno, di giorno in giorno cresce e non sai da dove sia arrivata. Così è anche per i nostri sentimenti negativi, i nostri conflitti sotterranei, le nostre divisioni, se non ci mettiamo mano diventano montagne da cui a un certo punto si stacca la valanga.

C'è anche la paura di ciò che non conosciamo a tenerci lontani e ad alimentare un senso di alterità escludente, come se appartenessimo a mondi diversi. Se invece proviamo ad avvicinarci e a guardare le cose dal punto di vista dell'altro, possiamo scoprire che il mondo che si porta dentro lui è anche il nostro, con fragilità e limiti che pure noi conosciamo.

Improvvisamente capisco perché si comporta in quel modo; mi è dato di vedere la ferita che lo spinge a ferire gli altri. Il perdono che prima era impossibile allora diventa un po' meno difficile, e diventa più facile raccogliere la rabbia che il suo atteggiamento e il suo agire mi provoca dentro, e buttarla nella pattumiera.

Nell'incontro, anche l'altro può accorgersi che ciò che porto in me è apprezzabile e benché si presenti in modo diverso dal suo, appartiene allo stesso mondo.

Così la conversione di un cuore diventa un moto trasformatore che permette l'incontro degli opposti.

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,14-21)

La luce è venuta nel mondo

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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