5. Il giorno di Wei Ying
Aprendo il primo occhio e riscontrando che nella stanza in controluce era già abbastanza chiaro, Wei WuXian pensò che come al solito “qualcuno” si era alzato molto prima di lui.
Ma anche oggi?
Il pensiero gli balenò veloce, abbastanza veloce perché non diventasse un fastidio o un’offesa: accadeva quasi sempre, non importava il giorno, quindi non era il caso di rimanerci male. Però.
Si strofinò velocemente gli occhi con il dorso della mano, per mettere a fuoco la situazione; con l’altra tastava intorno, prima sul letto e poi sul pavimento, in cerca dei suoi abiti.
Perché facesse quel gesto ogni volta non lo sapeva nemmeno lui: un automatismo difficile da abbandonare. Infatti, come al solito, i suoi vestiti erano stati appoggiati e piegati con ordine in fondo al letto.
Erano solo in attesa di essere riempiti.
Si stropicciò ancora, indolente, cercando di raccogliere il tepore residuo del suo sonno. Iniziava a essere davvero freddo la mattina, e l’idea di uscire da quel letto non gli sorrideva poi molto.
Però la “cosa” più importante, che quel letto aveva contenuto sino a poco prima, non c’era già più.
Tanto valeva alzarsi.
Questa volta Wei Ying si diresse nella giusta direzione, per vestirsi. E si bloccò.
Sopra alla sua casacca era appoggiata una magnolia. Era gonfia e piena, come appena colta… eppure non era più la stagione giusta.
La toccò incuriosito: seta?
Ed era talmente perfetta nel colore, nella forma, che non avevano nemmeno dimenticato di riprodurre piccole goccioline trasparenti di brina. Un angolo dei suoi occhi punse, brillò. Salì qualcosa di caldo. Nonostante avesse appena appurato che era di stoffa, quasi automaticamente la portò al naso.
Vi immerse tutto il viso, nemmeno fosse una brocca d’acqua in un giorno di sete. Sapeva benissimo chi aveva lasciato quella meraviglia sui vestiti; ed era questo a causare lo smottamento nel cuore. La trattenne un po’ fra le mani, poi si decise a rivestirsi velocemente perché non riusciva a resistere oltre: doveva cercarlo! Subito.
Non sentiva arrivare nessun suono da tutto l’appartamento ma questo era abbastanza normale, Lan Zhan era silenzioso, sempre.
Eppure lui sapeva se c’era.
Potevano non scorgerlo i suoi occhi ma se Lan Zhan si trovava vicino a lui, lo avvertiva; punto. Era una sorta di energia palpabile che riempiva l’aria di particelle brillanti.
Sapeva da che parte dirigersi per cercarlo, come se fra loro fosse presente un sottile nastro rosso a cui aggrapparsi: non importa di quanti metri fosse la lunghezza, dall’altro capo avrebbe sempre trovato il suo Wanji. Uscì dalla camera, le tende muovevano impercettibilmente anche nella sala principale e la luce diagonale del mattino era attraversata da scie di incenso. Gli parve di inciampare in qualcosa, si bloccò.
Un petalo.
Un altro.
Grossi e ovali, di colore avorio appena accennato. Il pavimento di legno scuro era segnato da un intero sentiero fatto di petali di magnolia; anzi, fatto di petali di seta. Posati con cura.
Il fiato di Wei WuXian fece fatica a salire.
Continuò a camminare cercando di non rovinarli; per fortuna era ancora a piedi nudi.
Non fece in tempo a notare dove lo stava conducendo quel tragitto che si trovò, finalmente palpabile e tridimensionale, Lan Zhan al suo fianco. Un bacio piombò velocissimo sulla sua fronte spostando i capelli ancora sciolti; e rendendo ulteriormente difficoltoso respirare e connettere. Cosa accidenti stava succedendo?
“Oh, buongiorno Lan Zhan! Chi ha lasciato tutto questo disordine?”
Lo faceva sempre: se provava vergogna, se qualcosa sfuggiva parzialmente alla sua comprensione o non aveva la situazione sotto controllo… dissimulava. Lan Zhan, ormai abituato a questo atteggiamento, non ci fece caso. Anzi, dopo il bacio in fronte – per ribadire – gliene offrì anche uno sulla bocca. Ma sempre senza dire una parola.
Non gli stava rendendo le cose facili.
“Allora? Che succede qui?”
La fisicità di Lan Zhan sapeva, a volte, essere piuttosto imbarazzante: in questa seconda porzione della loro storia era anche più alto. Di poco, ma gli stava respirando addosso, a pochi millimetri dal viso e le spalle gli occupavano l’intero campo visivo.
Wei Ying deglutì con fatica.
“Che… che succede?”
Ritentò. Ma con un tono di voce flebile e poco convinto.
Silenzio.
Erano lì, impalati, nel bel mezzo della stanza. Sopra a una strada fatta di stoffa che sembrava altro. Una cosa buffa, non proprio da Lan Zhan, ad onor del vero…
Silenzio.
Fra le mani di Lan Zhan era stretta una cosa. La tratteneva come si potrebbe fare con un passerotto caduto dal nido; per una frazione di secondo pensò proprio a questo il povero Wei Ying, che si interessò preoccupato a quelle mani; ora stavano proprio davanti al suo naso.
“Cosa hai portato in casa?”
Se non era un passerotto era un qualche affascinante insetto? Un altro fiore? Cosa diavolo stava succedendo?
“Un cane?” scherzò Wei Ying, sperando in cuor suo che quello scherzo, almeno lui, non glielo avrebbe fatto mai.
“No. Buon Compleanno” e allungò le mani ancora chiuse, verso di lui.
Un piccolo capogiro lo rese un po’ stordito. Come se le cose stessero accadendo troppo velocemente. Riusciva a registrare ogni minimo movimento di Lan Zhan, ma era indiscutibilmente preso in contropiede. Emozionato. Confuso. Adesso sulle sue mani era stata appoggiata una scatolina perfettamente tonda. Di giada chiarissima e in rilievo, sulla parte superiore, l’immagine di un paffuto coniglio.
Erano in due a fare silenzio: per quanto fosse difficile annientare il desiderio di parlare di Wei Ying, qualcuno, ora, ci era riuscito perfettamente. Con la scatolina fra le mani, quasi temesse di poterla rompere, Wei Ying si avvicinò allo scrittoio e si sedette, sollevando un piccolo volo di petali. Lan Zhan aveva immaginata e anticipata anche a quella mossa: tutto intorno – non notati fino a quel momento – i petali di seta lo accoglievano, accarezzando ogni gesto.
Lan Zhan gli si sedette di fronte senza staccare lo sguardo. Sembrava altrettanto emozionato. Anzi, c’era un’ombra d’ansia impercettibile, qualcosa che a Wei Ying non tornava, rendendolo ancora più curioso.
“Posso aprirla?”
“Mh.”
Wei Ying decise che corrispondeva ad un “Sì”. Sollevò piano il coperchietto; quella giada fredda riempiva esattamente l’incavo della mano. Lo fece scivolare con trepidazione.
E dentro.
Il respiro si fermò ancora.
C’era solo un pezzo di carta stropicciato.
Sembrava una di quelle palline che si fanno dopo aver buttato via un appunto mal riuscito.
Oltre al respiro si fermò anche il battito del cuore.
Wei Ying con gli occhi spalancati guardava il contenuto della scatolina, poi incrociava lo sguardo di Lan Zhan, poi tornava alla giada e alla pallina di carta… andò avanti così, per diverse volte.
Lo sguardo di Lan Zhan in effetti non era come al solito. Sembrava più profondo, sembrava arrivare da un altro tempo. Lo guardava con un misto irresistibile di dolore, di dedizione, di… empatia.
Questo fece sorridere lievemente Wei Ying. Si cambia proprio tanto, nelle seconde occasioni.
Distese la carta stropicciata, facendo piano.
Aveva l’aria di esser stata chiusa e riaperta molte volte. In alcuni punti era strappata; temeva di rovinarla del tutto. Iniziò a distinguere dei caratteri scritti a inchiostro, ma cercò di fermare la curiosità finché il foglietto non fu visibile per intero.
Ma lo aveva già riconosciuto.
Non aveva idea per quanto il suo cuore avrebbe resistito ancora senza battito. I caratteri erano ancora nitidi: la carta, certo, aveva perso consistenza, in alcuni punti la scritta era sconnessa.
Ma perfettamente leggibile.
Una scrittura scanzonata, imprecisa ma con una sua personalità, diceva: “Lan Zhan se posso smettere di ricopiare te ne sarò grato per tutta la vita!”
Per.
Tutta.
La.
Vita.
Strinse forte nel pugno quella giada che ancora non aveva appoggiata. Portò il viso, abbassandolo, vicino al foglietto come se potesse in qualche modo inglobarlo dentro di sé.
Si mise a dondolare lievemente il dorso. Un’emozione dolorosa e dolce lo aveva ormai completamente pervaso, rendendolo incapace di fare qualsiasi cosa di ragionevole.
Lan Zhan era stato capace di una cosa del genere.
Aveva conservato quegli insulti, quelle prese in giro, quegli scarabocchi… per così tanto tempo.
Dov’era la persona inflessibile, la persona di ghiaccio che una volta aveva creduto di conoscere?
Quando erano poco più che due adolescenti lo scherniva, lo istigava, lo stuzzicava in tutte le maniere… quel blocco d’iridio che era Lan Zhan, invece, riusciva a fare gesti così… così…
Wei Ying sentiva qualcosa di caldo percorrere il viso, scendere lentamente sul collo. Non riusciva a tener fermo il petto, per quanto ci provasse. Quell’emozione inattesa lo aveva investito come certe folate di vento: non ti fanno respirare. Ti disorientano.
Riuscì solo ad alzare lo sguardo, mentre iniziava ad uscire dalla sua bocca una serie infinita di “Graziegraziegrazie...” senza virgole e senza pause.
Il volto di Lan Zhan era nascosto nell’ombra dei capelli, si stava celando allo sguardo altrui più che poteva, appoggiando il mento al petto.
Ma nonostante questo una lunga scia brillante e trasparente aveva segnato un piccolo percorso dall’occhio alla guancia, per poi cadere sul mento in gocce grandi e pesanti.
Le spalle sobbalzavano impercettibilmente.
Wei Ying non seppe trattenersi, lanciandosi oltre il tavolino con tutto il suo peso e prendendo posto – il suo posto – fra le braccia di Lan Zhan. Gli nascose il naso nel collo, bagnandolo.
Continuò fra i singhiozzi a ringraziare, sempre senza pause né virgole.
Lan Zhan con voce incredibilmente calma ruppe il silenzio:
“Non volevo farti piangere”
“IO non piango mai”
“Non volevo farti addolorare. Ma era tanto tempo che volevo...” Silenzio.
Lan Zhan non era il tipo che finiva le frasi, sapeva che dall’altra parte qualcuno capiva comunque.
“Per tutto questo tempo, tu… hai tenuto tutto?”
“Mh.”
“Anche altre cose?”
“Mh”
“E posso vederle?”
“Se vuoi. Ma questo ora è tuo. Lo conservi tu”
“Certo”
“Buon giorno della Tua Nascita”
“Io… Grazie, grazie, sai… io…", ma per una volta le parole non uscivano. Restava fermo in quell’abbraccio. Ormai si erano scambiati pari quantità di lacrime e di calore. Lan Zhan lo stringeva proprio forte.
“Davvero, grazie Er GeGe. Io..."
“Lo so”
“Lo sai?”
“Sì, certo, lo so”
“Ma che cosa Lan Zhan?”
“Che anche tu mi ami da allora. Lo so”
Strinse forte anche lui. Ancora di più. E ancor di più nascose il viso nel collo di Lan Zhan. Era proprio un bel posto dove stare, quell’abbraccio. Era esattamente il posto che voleva occupare nel mondo.
Il posto migliore dove passare il suo Compleanno.