La prima legge di Keplero
L’orbita descritta da ogni pianeta nel suo moto di rivoluzione è un’ellisse di cui il Sole occupa uno dei fuochi. La distanza del pianeta dal Sole non è quindi sempre la stessa; il punto in cui il pianeta è più vicino al Sole si chiama perielio, il punto in cui è più distante afelio.
La seconda legge di Keplero
Durante il movimento del pianeta, il raggio che unisce il centro del Sole al centro del pianeta stesso (raggio vettore) descrive aree uguali in tempi uguali. Il pianeta non avrà sempre la stessa velocità: essa è massima al perielio e minima all’afelio. Come conseguenza della seconda legge di Keplero, nel nostro emisfero la primavera e l’estate (quando il Sole è più lontano) sono sette giorni più lunghe dell’autunno e dell’inverno. Se la Terra percorresse un’orbita perfettamente circolare con una velocità di valore costante, le quattro stagioni avrebbero esattamente la stessa durata.
La terza legge di Keplero
La terza legge di Keplero mette in relazione le distanze dei pianeti dal Sole con i tempi di percorrenza dell’orbita. Il quadrato del tempo necessario a percorrere l’intera orbita attorno al Sole (periodo di rivoluzione) è proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole. Giovanni Keplero però non riuscì a comprendere quali forze costringessero i pianeti a muoversi secondo queste leggi. Fu Isaac Newton (1642-1727) che, cinquant’anni dopo, le dimostrò enunciando la legge della gravitazione universale.
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